È noto, e spesso se ne rammaricano gli stessi giornalisti, che una buona notizia non è considerata una notizia. Una brutta, invece, lo è. Se poi a questa sorta di gerarchia si sovrappongono necessità politiche (il governo degli avversari non può fare qualcosa di buono), la scelta è più decisa e, diciamo così, più motivata.
Ricordate sulla Nuova Sardegna i titoli in prima pagina sulla chiusura certa dello stabilimento di Portotorres? E ricordate, sempre in prima pagina, i titoli sulla mobilitazione del Sulcis-Iglesiente per scongiurare questa chiusura. La prima pagina, come è ovvio, va dappertutto, sia nel Sulcis sia nelle altre sette province sarde e tutti i lettori in tutti i paesi e le città sarde sono invitati ad indignarsi contro la insensibilità del governo regionale di centro destra.
Capita, invece, che la buona notizia secondo cui è “scongiurata per il momento la chiusura definitiva dello stabilimento Portovesme srl” è relegata nella 21. pagina leggibile solo nel Sulcis, nel Cagliaritano e nell’Oristanese. E del fatto positivo si parla con diffidenza nei riguardi dell’impegno della Regione e riportando, invece, tutto lo scetticismo dei sindacati.
È chiaro che non posso né voglio sovrappormi alle scelte editoriali della Nuova: sono naturalmente di competenza non mia. A me non resta che criticare questo modo di fare giornalismo in cui pregiudizi politici e mestiere si mescolano, lasciando però i primi a galla.
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