venerdì 12 giugno 2009

Sinistra a difesa del colonialismo in Libia? Pare di sì

Continuo a vedere bandiere iridate “della pace” pendere da molti balconi sia a Cagliari dove sto sia a Roma nei giorni di impegno al Senato. I colori dell’arcobaleno danno allegria, ma questi particolari danno a che pensare. Fanno riflettere sullo strabismo di una certa sinistra, pacifista a senso unico. I drappi della pace, esposti per protestare contro la guerra portata in Irak dall’amministrazione Bush, si sono irrimediabilmente scoloriti, segno che nessuno ha colto negli avvenimenti successivi all’attacco all’Irak motivi per esprimere desiderio di pace.
Non sono state rinnovate, queste bandiere, neppure di fronte alla recente ripresa di esperimenti nucleari e al lancio di missili da parte della Corea del Nord. Eppure questa attività bellica rappresenta un grave pericolo per la pace in quello scacchiere del mondo e non solo. Eppure la riprovazione e la condanna non vengono solo dagli Stati Uniti o dai soli stati occidentali: forti preoccupazioni sono state espresse anche da Cina e Russia, oltre che dagli stati dell’oriente asiatico.
C’è, in questa sinistra “pacifista” uno strabismo e una singolare concezione della pace: è minacciata solo dagli Usa, e magari da Israele, non da governi, come quello di Pyonghyan, che prova bombe atomiche e minaccia i vicini con micidiali missili capaci di trasportare bombe nucleari. Del resto, è tutta la politica internazionale della sinistra cosiddetta pacifista a funzionare a corrente alternata o, se volete, a sistema binario nel quale esiste solo lo 0 e l’1.
In questi giorni, quando è in visita in Italia il colonnello Gheddafi, pur di esercitare antiberlusconismo senza se e senza ma, si è oggettivamente schierata a difesa del colonialismo italiano in Libia, una delle pagine più nere della storia italiana. Certo, la protesta antilibica è ammantata di sacro furore contro la violazione dei diritti umani in atto in quel paese. Ma questa motivazione avrebbe credibilità se fosse stata preceduta da altrettanto forte indignazione contro, che so?, Fidel Castro andato a Roma per la riunione della Fao o qualsiasi altro dittatore asiatico o africano in visita di stato in Italia. Non essendoci stata alcuna mobilitazione allora, questa contro Gheddafi ha il sapore di una banale contestazione del governo, quello di Berlusconi, che ha riconosciuto e riprovato i crimini coloniali dell’Italia fascista.
La stessa contestazione è venuta da una parte dell’opposizione che, nel delirio antiberlusconiano, si è persino dimenticata che fu un uomo della sinistra, D’Alema, a cominciare il processo di riavvicinamento alla Libia. Un ex presidente del Consiglio, D’Alema appunto, che ha vissuto con fastidio l’intemerata del suo partito. I giovani e gli studenti contestatori della coraggiosa iniziativa dell’attuale presidente del Consiglio non hanno e non possono avere memoria storica (anche se nessuno impedisce loro di leggere, per dire, Frantz Fanon o Jean Paul Sartre, uomini di sinistra).
Non possono sapere (ma potrebbero saperlo) che, per esempio, fu De Gaulle a chiudere la partita della guerra in Algeria, mentre il Partito comunista francese, autore di feroci repressioni in Algeria quando fu al governo, continuava a gridare: “Algeria francese”. E mentre il socialista Mitterrand, ministro degli interni, sosteneva che "la ribellione algerina può trovare un'unica forma terminale: la guerra". Loro non lo sanno (potrebbero però informarsi), ma i dirigenti del Pd sì, se non altro perché molti di loro hanno fatto in tempo ad essere alleati con il Pcf.
La sanzione che il colonialismo italiano in Libia è definitivamente sepolto con il riconoscimento dei torti dell’Italia e con l’ospitalità offerta al massimo rappresentante del popolo libico ha avuto avversari solo nella sinistra e nei movimenti da essa influenzati. Non resta che prenderne atto.
Nella foto: l'intellettuale algerino Aimé Cèsaire Franz Fanon, autore, fra l'altro, di "Dannati della terra"

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Anno 1980
..Il 27 giugno il leader libico Muhammar Gheddafi dovrebbe raggiungere la Polonia, ma la visita viene annullata all'ultimo minuto. La sera, lungo ad una rotta simile a quella che avrebbe dovuto tenere l'aereo presidenziale, un velivolo civile, un DC9 dell'Itavia diretto da Bologna a Palermo, precipita nel mar Tirreno: 81 i morti. Il 17 luglio viene "ufficialmente" ritrovato fracassato sulla Sila un Mig dell'aviazione libica(aggiungo con casco USA per chi non lo sapesse). Di entrambi gli episodi il sistema di difesa italiano non fornisce una versione plausibile..

Accadde qualcosa di gravissimo nel 1980: morirono 81 civili in una presunta guerra fra diverse aviazioni militari o a causa di un errore durante esercitazioni militari.
Moralmente sono tutti colpevoli e in particolar modo chi occupava le cariche politiche e militari in quegli anni che con reticenze e depistaggi che non hanno mai permesso di conoscere la verità su quella strage e parrebbe, per conseguenza e copertura, anche quella di Bologna.

Avete pensato di organizzare un evento pubblico in cui si chieda a Gheddafi se davvero un suo aereo sorvolò il cielo di Ustica e cosa accadde e perchè al suo MIG?

Valeria

Anonimo ha detto...

Per chi volesse approfondire

http://www.sosed.eu/voci-dal-sud/vds-08-set/vds-08%20-%20Set%20-%20pag%2050-52.pdf

Valeria

Anonimo ha detto...

Onorevole Massidda. estraggo una frase dal link che ho postato

..Oggi che il Governo si appresta a chiudere il contenzioso con Gheddafi sarebbe interessante di ottenere una risposta dalla Jamahiria.

Valeria

Attendo di sapere cosa farà

Anonimo ha detto...

Ci sarebbe anche una terza opzione
La strage della stazione è legata alla tragedia di Ustica ed è un avvertimento dei servizi libici al governo italiano di tenere coperta la verità sulla notle del 27 giugno 1980, quando un Mig 23 fu mandato sul Tirreno ad abbattere un aereo con a bordo dei mercenari che preparavano un colpo contro Muhammar el Gheddafi

Anonimo ha detto...

http://www.gennarodestefano.it/art0147.asp

non ho letto una riga su Ustica in questi giorni.
Possibile che a destra a sinistra e in Confindustria non siate interessati che a fare affari e stringere alleanze.

Boh

Valeria

Anonimo ha detto...

E' partito senza risposte! Senatore,hO un'altra domanda, se crede di dover dare una risposta ai sardi sempre che non si voglia appellare al decreto regio sul segreto di stato: Tra gli accordi militari e' previsto che i libici , come ai tempi di Cossiga, abbiano avuto concessioni per addestrarsi in Sardegna? Valeria

Anonimo ha detto...

L'ANSA riporta : manovre militari congiunte Italia LIbia. Da farsi dove per esplodere che cosa? Valeria

Anonimo ha detto...

Con questa storia del complotto eversivo per le foto.. C'e' da preoccuparsi che con la scusa della difesa tocchi sopportare le sue bombe . Chieda alla Marcegaglia di ripartire alle regioni che hanno fatto affari in questi giorni tutte le esercitazioni militari congiunte italia libia. Via fuori dai piedi. Valeria

piergiorgio massidda ha detto...

Cara Valeria, negli otto post messi da lei nel blog, pone una serie di questioni, alcune per niente banali, che però non attengono all’articolo che lei ha letto. Il problema è molto semplice: l’Italia ha avuto (e in parte ha) un debito dalle proporzioni gigantesche con la Libia. A parte i danni materiali e non materiali fatti dal colonialismo italiano, ci sono le oltre duecento mila persone (i libici parlano di cinque volte tanto) uccise dagli italiani.
Parte dei danni materiali saranno risarciti, ma niente al mondo potrà mai compensare la strage di cittadini libici. Certo, il regime della Libia non si avvicina neppure un po’ al mio ideale di stato democratico. Ma lei ha un’idea di quanto sono gli stati dittatoriali, autoritari, teocratici, militari con cui lo Stato italiano (lo Stato, non questo o altri governi) intrattiene rapporti diplomatici? Vorrei che lo scoprisse lei, per non correre il rischio che io indichi come dittatoriale uno stato che, magari, a lei tale non pare. Vada al sito http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Rappresentanze/ e li conti secondo le sue preferenze; scoprirà, comunque, che sono moltissimi.
Sa quanti capi di stato o di governo non democratici fanno visite ufficiali in Italia e sono ricevuti dal presidente della Repubblica (l’attuale e i precedenti), dal presidente del Consiglio (questo e chi lo ha preceduto), da ministri, industriali, sindacati? L’Italia non ha rotto i rapporti diplomatici neppure con Stalin e con Breznev. La diplomazia anche questo prevede e impone, pur se l’Italia non ha alcunché a che spartire con questi uomini e con gli stati che rappresentano.
È capitato poche volte che l’Italia abbia dovuto scusarsi del suo colonialismo; con l’Eritrea, con la Somalia, con l’Etiopia lo ha fatto. Mai, a che ricordo, l’opposizione al governo di turno si è scagliata con tante veemenza, in Parlamento e nelle piazze, contro un atto dovuto: scusarsi per il trascorso coloniale dell’Italia. Questa volta è successo e non so se è solo l’antiberlusconismo a muovere l’opposizione. Se non fosse il solo antiberlusconismo, se mi permette, sarebbe un dato davvero inquietante.
PS – Mio nonno combatté in Libia e i suoi racconti ancora turbano il mio cuore le la mia coscienza.