domenica 21 giugno 2009

Ma davvero serve uno "stato sardo"?

di Luca S.

A mio parere non si può non tener nella giusta considerazione il fatto che l'attuale Costituzione è stata redatta da un modello di classe politica che gli eventi (prima la caduta del muro di Berlino e poi mani pulite) hanno radiato dalla scena. Le attuali forze politiche hanno una concezione dello Stato differente rispetto al periodo 1946-1978 (nascita e morte della prima Repubblica, che se ne dica la Prima Repubblica è morta con Aldo Moro), quello successivo sino al 1992 (mani pulite) è un periodo transitorio alla ricerca dell'identità violata.
Dopo dal 1994 è iniziata una nuova era, cambia l'anima della politica sia nel centro-destra che nel centro-sinistra, la Lega insegna che più si alza la voce più si ottiene, il campanilismo prende corpo e anima, e prende forma la filosofia "aiutati che Dio ti aiuta", non c'è più spazio per i timorosi e per chi aspetta che l'aiuto arrivi dall'altro.
La Sardegna prima prenderà coscienza della realtà mutata, e meglio sarà.
Oggi parlare di Autonomia è un non senso, l'Italia di Aldo Moro e De Gasperi non esiste più. L'attuale Italia è già nei fatti e nell'anima Federale, pensare che un Ministro leghista possa stracciarsi le vesti per il popolo Sardo non è cosa seria, ma c'è di più: ormai la quasi totalità dei Parlamentari ha acquisito, tanti forse inconsciamente, un anima territoriale, fenomeno poco visibile negli onorevoli Sardi, troppo brave persone di un tempo che fu.
L’atmosfera sociale è cambiata, il buonismo senza la giusta cattiveria nel far valere le proprie ragioni è perdente, in tutti i campi.
A mio modo di vedere la migliore via di uscita per la Sardegna è quella di acquisire lo "status" di "Stato Federale", sul modello degli Stati Uniti d'America. Uno Stato Sardegna con un Codice Civile Sardo, un Codice Penale Sardo, etc.
Come ha scritto l'onorevole Maninchedda "del Territorio della Sardegna devono decidere i Sardi", ed invece spesso la piccola politica sarda ha messo i tappeti rossi sotto i piedi dell'avventuriero continentale, mentre nei confronti di un giovane Sardo qualunque cavillo è sempre stato utile per stroncarne la voglia d'intraprendere.
Invidia e cattiveria nei confronti dei propri fratelli, amici, compaesani, corregionali e deferenza quasi genuflessione nei confronti del ricco (presunto)potente forestiero.
La maledizione “Pocos locos y malunidos” è difficile da estirpare, questo maleficio lo possiamo spezzare solo con le nostre mani, se aspettiamo che siano mani estranee a farlo stiamo freschi. E' tempo che questo insano costume venga sradicato dagli usi e consuetudini e che i giovani sardi siano portati a confrontarsi con quelli d'oltremare e di tutto il mondo, senza timore reverenziale alcuno, e che sopratutto nell'Isola siano capaci di fare squadra per far prevalere, il benessere a tutti i livelli.
Per raggiungere tali obbiettivi la Politica risulta fondamentale, un politico è come un allenatore di una squadra di calcio, deve cercare di far operare tutti i cittadini verso lo stesso fine.
Buon lavoro Onorevole
PS: non sia troppo buono un po’ di cattiveria nel far valere le proprie ragioni, si arrabbi non per lei ma per la Sardegna, porti l'Unione Mediterranea, a Cagliari. Ho letto che in Luglio a Milano la sottosegretaria Stefania Craxi ha convocato un convegno sul tema, a cui parteciperà anche il Presidente dell'Egitto, credo che la Sardegna sarebbe stato un luogo più naturale. Ma l'onorevole Craxi se non sbaglio è milanese.


Caro sig. Luca,
come vede ho trasformato in articolo il suo commento di avantieri al mio “Indipendenza no, autodeterminazione sì” del 25 maggio scorso, intervento del quale la ringrazio per l’acutezza delle osservazioni che contiene.
Concordo con lei che l’autonomia, quella storicamente avutasi in Sardegna, ha fatto il suo tempo e, infatti, mi trovo in perfetta sintonia con il progetto di Nuovo statuto speciale elaborato da un apposito comitato. Tanto in sintonia che l’ho presentato al Senato. Se ancora non lo conoscesse, lo può trovare nel mio sito e leggendolo vi troverà molto di quel che lei ritiene debba essere un’Italia federale.
Divergiamo, ma forse si tratta più che altro di questioni nominalistiche, sulla questione dello Stato sardo. A differenza di quanto succede negli Usa, dove gli states non sono gli uni separati dagli altri ma fra loro legati nell’Unione, in Europa la costituzione dello Stato sardo presupporrebbe la rottura dell’unità della Repubblica italiana e il sollevarsi di conflitti di difficilissima (e al momento impossibile) soluzione. Ciò che, fra l’altro, rinvierebbe a chi sa quando la risoluzione di un problema vero: l’acquisizione da parte della Sardegna di tutta la sovranità necessaria al suo autogoverno e alla sua prosperità.
Anche io, come l’amico Maninchedda, sono dell’idea che "del territorio della Sardegna devono decidere i Sardi". Ma non con uno “Stato sardo”, con un processo di indipendenza statuale nei confronti dei quali non ho paure né semantiche né timori di eresia: lo ritengo semplicemente inutile e dannoso alla Sardegna. Lei parla di un codice penale e di un codice civile sardi. Davvero ritiene indispensabile cancellare i codici italiani, frutto di un’altissima cultura giuridica (sia pure permeabile ad incursioni fasciste di cui però ci si è liberati) o non pensa che valga la pena, come pure succede in alcune altre nazioni senza stato, di adattarli alle nostre sensibilità?
Ecco un terreno su cui sarei interessato a conoscere la sua opinione e ad aprire una discussione.

5 commenti:

michele ha detto...

Carissimo senatore e caro Luca, ritengo che uno stato completamente indipendente - almeno ora come ora - possa essere l'ennesima capitolazione della sardegna. Poveri noi se ci venissero tolti gli aiuti INPS (siamo una regione anagraficamente vecchia e pensionata), se ci togliessero l'assistenza sanitaria statalizzata (quanti paesi e quante zone sarde vivono all'ombra degli ospedali?), se ci togliessero i ammortizzatori sociali,... Non che tutto questo sia il solo motivo per satre con lo sstato italiuano, bene intesi! Anche motivi storici ci obbligano a riconoscerci pienamente italiani: quanti sassarini sono morti nella ricostruzione dell'Italia unita? quanto sangue sardo è stato sparso sulle alpi per ricacciare austriaci? quanti eroi hanno dato la vita durante la prima e seconda guerra? Credo davvero, che ora noin sia possibile fare uno stato sardo. ma vorrei suggerire, con umiltà, ai nostri politici di dare uno sguardo alle nostre costituzioni medievali (es: carta de Logu Arborense) per poter recuperare alcune di quelle norme propriamente sarde da adattare e proporre nel codice civile e penale...pensate solo alle norme riguardanti la donna e la difesa dalle violenze...

Carlo M. ha detto...

Caro Michele,
perdona ma le cose che dici non sono supportate da alcuna base reale di conoscenza. Quali crifre hai per dire che il trasferimento di competenza sulle pensioni sarebbe un disastro? In materia di sanità abbiamo già piena competenza e non mi pare siamo disastrati.
Quanto ai sassarini e alla cacciata degli austriaci, beh, un po' meno di retorica non danneggerebbe affatto il resto del tuo ragionamento sul quale sostanzialmente concordo.
Ma sono più d'accordo con il sen Massidda. La questione dello stato non va fondata tanto su tabù o prevenzioni ideologiche quanto sulla inutilità di un nuovo stato in Europa, purché, va da sé, la Sardegna abbia tutta la sovranità che le serve per essere prospera (mi piace questo concetto, più di qualsiasi altro legato ai meccanismi del Pil). Di un esercito sardo, di una moneta sarda, di ambaciate sarde, francamente non saprei che farcene.

michele ha detto...

Ringrazio Carlo per il suggerimento. Confermo il fatto di non avere concretamente i dati per supportare ciò che dico su pensioni (mi informerò meglio). Circa la sanità...avrei qualche dubbio, poichè mi pare che siamo autonomi nella gestione delle risorse, ma supportati dalla centralità romana che ci stare sicuri...e questa non mi pare indipendenza. Sulla mia demagogia militare non so... Mi pare accertato che anche la sardegna abbbia dato numerosissimi militari che hanno lottato per un'Italia unita. no? Ti ringrazio per il tuo modo gentile e dialogante nel dire la tua opinione...Nei blog, di questi tempi, è sempre più difficile trovare persone così.

Anonimo ha detto...

Per Luca e Michele ed infine per Massidda: Gli USA sotto Lincoln sono divenuti una Nazione, va da se che la Nazione Sarda non potrebbe avere -nel quadro di un'Italia federale- lo stesso status che può avere un'Arizona rispetto alla Virginia, ergo il parallelo risulta improprio. Nel nostro caso esiste una Nazione dentro la Nazione (anche se per la verità in Sardegna questa stessa Nazione è ormai minoranza nel suo stesso territorio...ma questo è un'altro lungo discorso). La Sardegna ha fornito (e fornisce) ingenti quantità umane alle forze armate italiane, la base di questo processo non si avviò tanto su criteri idealistici ma su criteri molto più pragmatici: La fame. C'era miseria e quindi il rischio di un buco di proiettile emergeva rispetto al buco di stomaco della fame. Mio nonno fu soldato del regio esercito italiano. Oggi molti giovani si arruolano non per spirito di convinzione unitaria ma per disoccupazione, nel nostro gruppo di U.R.N. Sardinnya ad esempio abbiamo raccolto diversi militari che pur operando in un dato contesto, vivono con dignità la loro posizione ma semplicemente a livello professionale (come tante altre attività) e sono ben consci della loro identità. Ma da quì ad assegnare in toto ad una categoria una valenza simbolica sul piano unitario della Repubblica ce ne passa. Sul fatto che l'Italia e le istituzioni siano proiettate convintamente su posizioni federalistiche non lo sò, bisognerebbe domandarlo a Brunetta datosi che in tempi recenti ha paventato la rimozione delle Autonomie speciali su scala regionale, ignorando completamente il presupposto di specificità culturale e territoriale su cui storicamente si fondano. Infine, è vero che l'Italia ha un'altissima cultura giuridica, come è altrettanto vero che il coacervo di questa cultura ha prodotto inefficienza e deficit amministrativi che collocano la macchina pubblica italiana non certo ai primi posti d'Europa. Da Nazionalista Sardo, mi domando che cosa di buono vogliamo salvare per la nostra comunità, io penso ad una comunità migliore dove non vi sia la replicazione dei ritardi che oggi contribuiscono ad imbrigliare lo sviluppo della nostra collettività. Cordialmente, Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Mah, a me il suo discorso, senatore Massidda, mi semra quanto meno vago.

Lei dice che auspica "l’acquisizione da parte della Sardegna di tutta la sovranità necessaria al suo autogoverno e alla sua prosperità"... quantifichi questa sovranità. Fino a dove is può "osare" spingersi in questa "aquisizione"?

In che senso ritiene dannoso il"processo di indipendenza statuale"? A quali danni si riferisce? Cosa verrebbe a mancare alla nazione sarda di fondamentale e cosa mancherebbe allo stato italiano?

Iniziamo a discutere più in dettaglio di questi "conflitti di difficilissima (e al momento impossibile) soluzione", si potrebbe anche scoprire che non è poi così impossibile. Però ci deve essere quanto meno la volontà di iniziare a discuterne apertamente... e quella purtroppo sembra mancare in molti autonomisti.

A michele che parla di assistenza sanitaria statalizzata vorrei far notare che da qualche tempo la spesa sanitaria mi risulta essere interamente a carico della regione e che lo stato italiano ci DEVE 10 miliardi di euro (Renato Soru ha ILLEGALMENTE patteggiato 5 miliardi).
Il discorso sui militari dati dalla Sardegna, oltre ad essere, dal mio punto di vista, grondante di inutile retorica, non tiene conto delle centinaia di sardi morti ammazzati perché hanno osato ribellarsi alle imposizioni idiote dei piemontesi prima e dello stato italiano poi. Bomboi poi ricorda che il motivo fondamentale che spingeva molti sardi a "difendere la patria" era il fatto che quella patria li affamava e quindi in pratica li costringeva a scegliere tra morire di fame o morire crivellati. Visto che nomina la "carta de logu" si riveda il modo ignobile in cui è stata improvvisamente messa da parte a favore dello statuto albertino, a tutto vantaggio dei signorotti sardi leccapiedi del governo piemontese.