lunedì 27 luglio 2009

Ignazio Marino e i garantisti a corrente alternata

Il senatore Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd ed eccellente chirurgo, è nei guai per la pubblicazione di un documento riservato. Risulta a Il Foglio di Giuliano Ferrara (che pubblica la documentazione) che Marino abbia riscosso due volte una nota spesa di 8 mila dollari, commettendo un illecito amministrativo che gli sarebbe costato il posto alla Università di Pittsburg.
In svariate interviste, il senatore Marino ha spiegato come si sia trattato di un equivoco e non ho alcuna perplessità nel credergli. Chi, come me non è garantista a corrente alternata, non fa alcuna fatica nel credere all’innocenza di qualcuno, almeno fino a quando tre gradi di giudizio abbiano dimostrato il contrario. Tanto più grantista sono per una persona, come l’amico Marino, che stimo e conosco come professionista onesto e corretto. Ma non è questo, nella vicenda, che ha importanza, quanto le reazioni dei suoi compagni di partito, sconcertati dal fatto che uomini del Pd possano cadere nel tritacarne mediatico e politico.
Scoprono quanto sia reale l’avvertimento di Fabrizio Cicchitto: “Coloro i quali a livello politico cavalcano questa tigre [della campagna antiberlusconiana a colpi di pettegolezzi, ndr] non si rendono conto che da ora in avanti la vita privata di ogni personaggio pubblico sara' esposta ad ogni possibile ricatto e ad ogni possibile manipolazione”. Ed ecco lo stupore del Pd, a cominciare da quello di Franceschini: “Si tenta di sporcare l’immagine di uno scienziato di indubbia fama... con un metodo che non è degno dell’elegante quotidiano di Giuliano Ferrara” ha detto, come se a Il Foglio non si consentisse di comportarsi come il becero La Repubblica, la cui campagna Franceschini ha però lungamente cavalcato.
Quel che si è ritenuto lecito si facesse contro il nemico, non lo è con i compagni di partito: “Quando si vuol distruggere una persona, infamarla, le provano tutte” (Peppino Englaro). E ancora, questa volta in bocca alla sindaco di Genova, Marta Vincenzi: “La deligittimazione dell’avversario, pur nel rispetto della stampa, mi riporta ai vecchi tempi, a certi metodi della sinistra ma anche di certa destra”. Chi sa se hanno mai pensato le stesse leggendo le infamie scritte contro il principale dei loro nemici politici?
Domanda retorica, naturalmente. Il nemico può essere infangato (persino con ridicolaggini come le “tombe fenice” costruite quando i fenici non esistevano più); i compagni no, loro sono diversi e migliori senza obbligo di prova. Lo sono semplicemente perché hanno la tessera del Pd. Proprio come ai tempi di quella “sinistra stalinista” di cui parla la sindaco di Genova.
Forse siamo ancora in tempo a scansare l’imbarbarimento definitivo e irreversibile della politica. Ma bisogna che tutti ci diamo da fare.

4 commenti:

p.atzori ha detto...

condivido. Piero

Anonimo ha detto...

«Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?»

Ora provi a distinguere lei tra pagliuzze e travi.

Saluti
Daniele.

Unknown ha detto...

Appunto, caro Daniele. Perché il Pd guarda la pagliuzza nell'occhio dell'altro, quando ha una trave nel suo?

Anonimo ha detto...

Posto che io non credo nell'onestà di un partito piuttosto che di un altro ma lei davvero non vede travi qua e là nel PDL?
Se non le vede forse ha ragione lei: devono essere le pagliuzze.
Daniele.