Scoprire all'improvviso, quando ormai la petrolchimica è chiusa da anni, che a Ottana Enichem e Montefibre hanno inquinato è una curiosa maniera di preoccuparsi dell'ambiente. E mi fa tornare in mente un detto sardo: “In s'arbore ruta cada unu bi faghet frasca”, di un albero caduto ognuno fa fascine. È da più di trent'anni che ad Ottana, i pochi coraggiosi denunciano e provano gli effetti dell'inquinamento prodotto da quella grande fabbrica: pesci morti nel Tirso a valle degli scarichi, polveri biancastre che distruggono gli alberi intorno, stoccaggio di bidoni dall'incerto contenuto, un insopportabile puzzo che in piena estate costringeva gli ottanesi a dormire con le finestre chiuse, e così via inquinando. In più, sospetti, mai fugati, di tumori che in quantità abnorme avrebbero colpito gli abitanti della zona.
I coraggiosi ottanesi, che per anni hanno denunciato gli inquinamenti e le cortine di silenzio che li circondavano, si sono sentiti definire volta a volta antindustrialisti, arcaici cultori di un passato agropastorale, reazionari e anche persone con atteggiamenti anti sindacali. Anti sindacali forse perché, a volte, le difese di Enichem e Montefibre non sono venute dalla direzione della fabbrica, ma da rappresentanti dei sindacati interni che giuravano sulla correttezza ambientalista dell'azienda. Un atteggiamento, questo della difesa ad oltranza della fabbrica, assunto spesso anche dalla Provincia di Nuoro che, forse solo per incompetenza, faceva certificare la salubrità dell'ambiente da centraline approssimativamente tarate.
Si può capire il perché di questo modo di agire: paura di perdere il posto di lavoro se si fosse imposto alla petrolchimica un costoso rispetto ambientale, prima di tutto. L'importante è, però, avere la consapevolezza dei gravi errori commessi nel passato e della necessità di individuarne i responsabili per evitare di cadere nella tentazione di scaricare le colpe su altri.
Quale che sia il risultato delle ricerche che Arpas, Provincia e Montefibre faranno a Ottana, non v'è dubbio che l'area andrà bonificata. Così come dovranno essere bonificate tutte le aree interessate in Sardegna a una pessima politica industriale, da Furtei a Portotorres a Portoscuso. Potrebbe essere l'inizio di un nuovo modello di sviluppo economico della Sardegna.
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