lunedì 1 febbraio 2010

La crisi dell'Alcoa e le tentazioni della mala politica

Domani sarà un giorno cruciale per l'Alcoa e di tutto cuore mi auguro che le alte parole del Papa e l'intervento di Berlusconi sui responsabili della multinazionale americana abbiano l'effetto che tutti auspichiamo. Certo è che, dato il livello dell'interessamento, suonano piuttosto gracchianti gli interventi critici nei confronti del governo, infelici testimonianze di una rabbia inconfessabile per l'unità raggiunta fra lavoratori, sindacati e istituzioni. Ma pazienza, così alcuni pensano si debba svolgere il ruolo dell'opposizione. Preghiamo, religiosamente chi crede, laicamente gli altri, che i forti messaggi facciano recedere l'Alcoa dai suoi disegni contabili.
Una soluzione del problema con soddisfazione dei reciproci interessi non cambia, però, la sostanza della questione che, mi pare, sia stata assai poco affrontata in queste drammatiche settimane di tensione che riguarda Alcoa, Vinyls e altre aziende in profonda crisi. Il contrasto fra le ragioni della politica e quelle del mercato è problema che interessa tutti gli stati, dagli Usa alla Francia all'Italia e ovunque i governi si trovano di fronte a una questione di non poco conto: assicurare la libertà del mercato e dare a questo regole che non possono non essere dettate dalla politica.
Capisco la tentazione di chi è sull'orlo della disoccupazione di chiedere ai governi di farsi carico della soluzione del loro dramma, foss'anche con la creazione diretta di posti di lavoro e non solo con la predisposizione di condizioni che consentano alle aziende di crearli. Chi sta male è poco propenso a pensare ai disastri combinati dallo statalismo nei paesi a “socialismo reale”. Ma chi fa politica non ha il diritto di creare aspettative del genere, sperando in un ritorno di consensi elettorali. Per dirla tutta: il governo Barlusconi fa benissimo a cercar di convincere Alcoa in Sardegna e Fiat in Sicilia, ma non può imporre proprio nulla. Lo stesso vale per Sarkozy o per Obama, come dimostra il rifiuto che avrebbe opposto una grande azienda all'invito del presidente americano a non dare bonus scandalosi ai suoi managers. Illudere i cittadini che questa sia una strada praticabile è da irresponsabili.
C'è piuttosto un'altra considerazione da fare che coincide in larga parte con quella fatta sul suo blog dall'amico Paolo Maninchedda: “Il Governo nazionale finanzi per cinque anni il welfare di sostegno e gli investimenti necessari alla riconversione produttiva del territorio e lo faccia con gli stessi costi che è disponibile a sostenere per garantire vantaggi alle multinazionali e trattenerle in Sardegna”.
Certo, l'appello non va fatto solo al governo, ma anche a tutta la classe dirigente sarda, da quella politica a quella sociale a quella culturale, in modo che tutti si faccia non solo autocritica per l'incoscienza con cui nel passato si è accettata e sponsorizzata l'industrializzazione forzata della Sardegna ma con coraggio si metta mano a un modello di sviluppo consono agli interessi dell'Isola. Non penso solo al passato più remoto, ma anche a quello più prossimo a noi, segnato ad Ottana, ma non solo lì, da risolutore contratto d'area, finito recentemente sulle cronache del malaffare. Bisognerà riparlarne, se non altro per trarre dalla vicenda insegnamenti per non ripetere così grandi errori.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Signor Massidda, mi pare che il suo impegno generico a riparlarne non sia ciò che si aspettano gli operai. E neanche il suo invito alla preghiera. Lei fa parte di una maggioranza e siede su una poltrona in senato ed è pagata da noi. Sarebbe più opportuno da parte sua chiarirci cosa avete intenzione di fare per risolvere i problemi del paese. Che sia continuare a pagare le multinazionali o riconvertire il territorio. Invece il suo intervento non da risposte ma solo generici buoni propositi, come se lei fosse uno spettatore o un commentatore qualsiasi.
saluti

piergiorgio massidda ha detto...

Caro signor anonimo,
immagino conosca la differenza fra un articolo su un blog e azione quotidiana in Parlamento e fuori. Qui scrivo le mie idee sollecitando un dibattito di idee. In Parlamento aiuto il Governo a prendere iniziative per cercare di risolvere una mole davvero grande di problemi. E contribuisco a fare leggi che tendono proprio a dare le risposte che lei giustamente pretende.
Non me la prendo con lei, creda, per la sua ingiusta critica; piuttosto con una stampa troppo disattenta alle cose concreta e spesso troppo attenta ai gossip. Una stampa, per dire, che non ha informato che qualche giorno fa anche grazie a un mio disegno di legge (erano tre, poi unificati) è stata approvata una legge sul trattamento del dolore per i malati terminali.
Del resto, il fatto che per cinque legislature gli elettori mi hanno confortato del loro consenso sarà pure perché qualcosa di importante per i sardi ho fatto. Non le pare?

Uno scemo tra i tanti.. ha detto...

Si, ma non ha risposto alla domanda posta dall'Anonimo utente, sulla questione Alcoa! Lei è per la bonifica/riconversione o per la salvaguardia della fabbrica?

A ciò, le chiedo dettagli sul suo parere/operato anche riguardo la questione delle aziende agricole pignorate! Sbaglio o lei era in aula a votare la legge sul processe breve, quando una famiglia sarda a San Giovanni Suergiu in quei giorni stava rischiando di perdere la casa per quelle ormai note vicende?

Oltre ad un ordine del giorno, privo di alcuna conseguenza significativa per le famiglie coinvolte, cosa avete fatto voi parlamentari sardi in Italia, per quel problema specifico del nostro territorio?

piergiorgio massidda ha detto...

La gran parte delle sedute del Parlamento sono dedicate da molto tempo a cercare e trovare soluzioni alle gravi crisi che si sono aperte in tutto lo Stato e che metto a rischio l'occupazione. Ne sono state trovate, tanto è vero che l'Italia, fra i paesi dell'Ue, è fra gli stati che meno hanno pagato la crisi in termini di disoccupazione.
Caro signor "scemo tra i tanti" che scemo non è affatto, sarebbe bello avere una bacchetta magica che tutto risolve, ma questa bacchetta non esiste, come vede dalla battaglia per convincere Alcoa che vede insieme lavoratori, sindacati, forze politiche e istituzioni. Se avrà la bontà di leggere questo blog saprà come la penso: tutti gli sforzi vanno fatti per salvare l'azienda, ma bisogna anche pensare a un modello diverso di sviluppo. Tutti insieme.
Quanto alla questione delle aziende agricole, tenga conto che tutto deriva da decisioni della UE sulle quali né il governo sardo né quello italiano possono granché influire.

Anonimo ha detto...

Sentirla parlare di bonifiche mi lascia veramente perplesso! Vorrei sapere come mai non ne aveva mai accennato prima, mi piacerebbe tanto capire cosa significa per Lei senatore fare politica…
Dire la cosa giusta al momento giusto o avere un progetto di sviluppo, proporre soluzioni prima di essere fronte all’irreparabile?

Lei si fregia di essere alla 5° legislatura, beh alla luce di tutto questo tempo che ha avuto per dimostrare il suo valore il mio giudizio sulla sua azione è totalmente negativo, e ancora più lo è dal momento in cui vuol essere per le bonifiche ma per il mantenimento dell’industria pesante, per il biologico ma anche per il nucleare ecc ecc…insomma in casa mia significa voler fare l’asso pigliatutto, meno male che le persone pian piano stanno aprendo gli occhi.
Marco Sanna