domenica 14 giugno 2009

Insisto: non basta avere una Circoscrizione sarda

Un interessante editoriale del direttore dell’Unione sarda fa una attenta analisi del voto sardo per le Europee. In larga parte la condivido, ma c’è un passaggio che, a mio parere, da una risposta errata alla domanda che Paolo Figus pone a sé e ai suoi lettori: “La Sardegna sedotta e abbandonata?”.
Dice Figus: “Durante la campagna elettorale era stato promesso ai sardi un collegio separato dalla Sicilia, questo per poter finalmente eleggere direttamente candidati sardi a Strasburgo. Il Governo non ha fatto in tempo e così si è arrivato all'assurdo che Francesca Barracciu (Pd, 116 mila preferenze) e Maddalena Calìa (Pdl, 115 mila) siano rimaste a casa mentre il candidato dell'Idv con soli 17 mila voti è volato a Strasburgo per il gioco di rinunce a livello nazionale”.
Il fatto è, e lo vado ripetendo da tempo, che l’elezione dell’unico europarlamentare sardo è dovuta proprio al fatto che il Parlamento non ha fatto in tempo a scorporare la Sardegna dalla Sicilia. Se avesse fatto in tempo a licenziare il provvedimento di scorporo, la Sardegna non avrebbe eletto neppure Giommaria Uggias. Nella ipotetica circoscrizione Sardegna, nessun partito avrebbe raggiunto il proprio quoziente elettorale e nessuno avrebbe potuto partecipare alla attribuzione di un seggio per via del resto più alto.
So che un blog non è il luogo più adatto a farla lunga con le complesse norme stabilite dalla legge n. 10 del 29 febbraio 2009. Ma ecco che cosa dicono:
[si] procede al riparto dei seggi tra le liste di cui al numero 1-bis) [quelle che hanno superato lo sbarramento del 4%, ndr] in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. A tal fine divide il totale delle cifre elettorali nazionali delle liste ammesse alla ripartizione dei seggi per il numero dei seggi da attribuire, ottenendo così il quoziente elettorale nazionale. Nell’effettuare la divisione trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide, poi, la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista per tale quoziente. Attribuisce quindi ad ogni lista tanti seggi quante volte il quoziente elettorale nazionale risulti contenuto nella cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali le ultime divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle liste che abbiano avuto la maggiore cifra elettorale nazionale; a parità di cifra elettorale nazionale si procede per sorteggio. Si considerano resti anche le cifre elettorali nazionali delle liste che non hanno raggiunto il quoziente elettorale nazionale.

Chi avesse la pazienza di fare questi conti, troverebbe che nella ipotetica circoscrizione sarda né i 202.145 voti del Pdl, né i 198.396 voti del Pd (per non parlare dei 48.756 di Di Pietro) avrebbero sfiorato la cifra elettorale dei rispettivi partiti necessaria alla attribuzione di un seggio. Nessun europarlamentare sardo, dunque, europarlamentare la cui elezione è stata consentita proprio dall’accorpamento con la Sicilia.
La questione non sta solo e tanto nella costituzione della circoscrizione Sardegna quanto nell’assicurare, per così dire, la blindatura del numero degli eletti. Questo non è possibile con il sistema attuale di attribuzione dei seggi, mutuato dalla Camera, che prevede un quorum nazionale. Sarebbe possibile con l’adozione del sistema previsto per il Senato, dove il quorum è regionale. Non mi nego che sarà difficile modificare questo stato di cose, ma personalmente mi batterò perché in questa legislatura ciò avvenga. Ed è chiaro che più forte sarà l’unità dei parlamentari sardi di tutti gli schieramenti, più vicina potrà essere la soluzione.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetta Onorevole, ma ogni volta che lei interviene su tale argomento mi fa sorgere dei dubbi più grandi di quelli che intende chiarire. Ho atteso invano una sua risposta sui motivi per cui questa rivelazione non l'abbia resa pubbliche prima delle elezioni regionali di febbraio, cioè quando Calderoli ha fatto la proposta, così da avvertirci in tempo della fregatura. Immagino che allora, a causa della campagna elettorale, lei non abbia avuto il tempo di studiare la proposta in così pochi giorni. Ne converrà che sarebbe stato ancora più difficile per un normale cittadino.
Il mio dubbio a questo punto è: ma quando uno propone una legge non dovrebbe porsi delle domande per capire quali potrebbero essere le conseguenze della stessa? Perchè se Calderoli l'avesse fatto, ce lo avrebbe potuto dire lui: Cari Sardi, la mia proposta vi separa si dalla Sicilia, ma non garantisce l'elezione certa di un vostro rappresentante in Europa per tali motivi. Ma siccome non ci ha detto niente di tutto ciò beh, questo la dice lunga sulle sue capacità "legislative": cioè neanche lui sapeva cosa la sua legge avrebbe potuto comportare. Ma non mi meraviglia neanche questo.
Lei ora si è preso la briga di fare i calcoli e con precisione ci dimostra che con tali numeri avremmo ottenuto meno di quello che, concordando con Daniele Addis, ci è stato elemosinato. Son sicuro che tecnicamente ha ragione, però non le viene da pensare che lo scorporo del collegio elettorale avrebbe convinto qualche sardo in più dell'utilità del suo voto? Si tratta di ipotesi, nel senso che lei ipotizza la stessa percentuale di votanti anche in presenza del nuovo collegio elettorale ma, e questa è la mia di ipotesi, qualcosa mi dice che in questo caso l'astensionismo in Sardegna non avrebbe raggiunto il 60%. Senza contare che finalmente si sarebbe verificato un raro caso di promessa fatta in campagna elettorale e poi mantenuta. Che dal mio punto di vista è la cosa principale che, non senza sorprendermi, Figus contesta e che mi pare non possa essere smentita nè controbattuta.
In conclusione, tra le altre cose Figus dice: siamo stati presi in giro perchè sedotti e abbandonati con la campagna elettorale. Lei col suo intervento ci dimostra che anche se il suo leader avesse mantenuto la promessa il risultato sarebbe stato lo stesso, cioè un'altra presa in giro.
Non c'è che dire: non avevamo molto da scegliere.
Cordiali saluti,
Piero Fancello

piergiorgio massidda ha detto...

Caro Fancello, di tutto mi si può accusare, ma non di non aver avvertito che nella prevista legge sullo scorporo della Sardegna dalla Sicilia per le Europee ci fosse una trappola. Mi scusi se glielo dico, ma prima di affermare una cosa è necessario informarsi. In questo blog ho scritto fino alla noia che, per quanto mi concerneva, non ho insistito perché quella legge fosse approvata proprio per questa considerazione: il semplice scorporo, in presenza di un meccanismo di attribuzione di seggi su base nazionale, avrebbe garantito nominalmente due europarlamentari alla Sardegna, ma in realtà la quasi certa impossibilità di eleggerli.
Le considerazioni che ho scritto su questo blog sono state regolarmente inviate alla stampa che le ha ignorate, preferendo insistere sulla mancata approvazione della circoscrizione Sardegna come causa della impossibilità di eleggere uno o più europarlamentari sardi. Quanto a me ho sempre insistito che proprio la legge vigente ne avrebbe reso possibile l’elezione, come è avvenuto anche se immaginavo più praticabile la elezione della candidata del Pdl. Elezione che non c’è stata per via della troppo bassa affluenza alle urne, della disabitudine degli elettori a dare le preferenze, ma non certo per via dell’accorpamento esistente Sardegna-Sicilia.
Perché, chiede, non parlarne prima delle elezioni regionali? La ragione è molto più semplice e meno maliziosa di quanto lei suggerisce. La campagna elettorale in Sardegna si è svolta prima del 16 febbraio, la modifica della legge elettorale per le Europee è stata approvata il 29 febbraio. Ne ho parlato dunque nella imminenza delle elezioni Europee.
Questo è quanto è avvenuto. Il resto sono sue considerazioni che naturalmente rispetto, ma, appunto, rappresentano un suo punto di vista.

Anonimo ha detto...

Abbia pazienza Onorevole, ma è proprio perchè frequento il suo blog che ho scritto quanto sopra; cerco sempre di informarmi prima di parlare, nei limiti del possibile. Ho potuto seguire i suoi commenti sulla legge approvata il 29 febbraio e le discussioni che ne sono seguite, a cominciare dalla prima pubblicata il 7 maggio col titolo "Un sardo al parlamento europeo? E' possibile". Io non l'ho accusata di non aver avvertito della trappola che sarebbe seguita alla LEGGE, le ho semplicemente fatto una domanda sulla PROPOSTA di Calderoli fatta durante la campagna elettorale conclusasi il 16 febbraio. Lo faccio perchè il suo schieramento questa cosa l'ha citata spesso in quei giorni, dandogli non poca importanza e presentandola come un provvedimento che si sarebbe preso di li a poco.
Per lei sarà pure malizia, io intendevo riprendere ed evidenziare il concetto di "Sardegna sedotta e abbandonata" del direttore dell'Unione Sarda, perchè sono convinto che si sia trattato dell'ennesima promessa da campagna elettorale. E sono anche molto infastidito da questo fatto, tutto qua.

Anonimo ha detto...

Mi scusi, ho dimenticato la firma al commento precedente.
Piero Fancello