lunedì 1 giugno 2009

Attenti Pd: i pozzi avvelenati intossicano anche voi

La pratica barbara di avvelenare i pozzi risponde alla sciocca e infondata idea che a bervi sarà solo il nemico. E invece il pozzo avvelenato non uccide solo l’ambiente, ma anche amici e alleati dell’avvelenatore. L’imbarbarimento della lotta politica di queste ultime settimane, costruito su pettegolezzi che con il governo della società ha niente a che fare, equivale ad un avvelenamento dell’acqua che, ovviamente, non è di destra e non è di sinistra.
Ad innescarlo sono stati giornali scandalistici, periodici in carta patinata e giornali in più sobria carta da quotidiano, ma poco a poco ha pervaso la politica di una opposizione che cerca una rivincita attraverso proclami pruriginosi. Il fatto che tutto ciò derivi da un senso di profonda disperazione non rende meno grave la sua partecipazione a un degrado insopportabile della vita civile. Immaginiamo solo per un istante cosa succederebbe se il mondo della politica liberale volesse rendere pan per focaccia e utilizzasse la stampa per inventare situazioni scabrose da imputare agli avversari. Facesse, insomma, quel che in questo periodo viene inventato per demonizzare un capo di governo, Berlusconi, scelto democraticamente da decine di milioni di cittadini.
Silvio Berlusconi temo si illuda quando dice che “si è toccato il fondo”. Purtroppo l’opposizione ha innescato una escalation in cui gli insulti si mescolano con gossip più o meno prezzolati e dubito che possa finire, come per incanto, l’8 giugno, finite le europee. Se qualcuno avesse lo stomaco di sopportare le mefitiche esalazioni che escono da siti e post in Facebook improntati ad un viscerale antiberlusconismo, potrebbe rendersi conto a quale livello di violenza abbiano portato le dichiarazioni di Franceschini e sodali. Da chi si augura la morte del nemico a chi, più “moderato” chiede “Obama scusa, Berlusconi è un coglione”, da chi scommette “di poter trovare 1.000.000 di utenti che odiano Silvio Berlusconi” a chi invoca “ un decreto legge per staccare la spina a Berlusconi”.
Se amassi le parole forti, direi che si stanno creando i presupposti di una guerra civile di cui non portano responsabilità solo le centinaia di migliaia di menti conquistate all’odio ma soprattutto gli istigatori alla violenza per ora solo verbale. Le persone più responsabili all’interno del Pd e dei suoi particolarmente violenti alleati dipietristi, e ce ne sono, hanno il dovere di metter un freno a questo pericoloso degrado della vita pubblica sia nella Penisola sia in Sardegna.
Apprezzo il tentativo fatto dall’on Andrea Raggio in un articolo di presa di distanza dall’esperienza soriana: “Berlusconi ha conquistato la Sardegna e Cappellacci è un suo lacchè? Attenzione ai giudizi approssimativi” scrive. Vero è che il suo giudizio sul presidente della Regione risponde a logore “spiegazioni” di classe, ma non c’è dubbio che si avvicina alla politica più di quanto non abbia fatto Franceschini definendo Cappellacci un lacchè e, di conseguenza, servi i sardi che lo hanno votato. Che ci sia un ripensamento di parte della sinistra almeno sulla forza delle parole? Me lo auguro.

3 commenti:

CARLO ha detto...

Si Piergiorgio hai perfettamente ragione, basta vedere ogni giorno la "pagina dei lettori" del Giornale di Sardegna, per rendersi conto del clima avvelenato che permane nei lettori. Nei loro sogni esiste solo che la società sarda vada a rotoli per poter dire "visto, avevamo ragione" purtroppo su scala nazionale è la stessa cosa.

Fabio ha detto...

Caro Piergiorgio purtroppo siamo all'interno della campagna elettorale che in Sardegna domina in tutte le stagioni.
Posso dirti che all'interno dello schieramento di centro destra sei una rarissima persona che osa rispondere ai disperati che quando governano spalmano angoscia e disperazione.
Non aiutano certo altre persone dello stesso schieramento che paradossalmente riescono a dare una brutta immagine.....ma di cio ne parleremo a voce
ciao fabio

piergiorgio massidda ha detto...

Carissimi Carlo e Fabio,
ho sempre grande pudore nel citare il presidente della Repubblica per non indurre il sospetto che lo voglia “tirare dalla mia parte”. Ma come non condividere il suo forte richiamo alla politica perché abbassi i toni, almeno finite che siano le elezioni? Il suo è un richiamo, se così si può dire, neutro; non si riferisce, né poteva essere altrimenti, a questo o a quell’episodio, ma piuttosto al clima generale di una campagna elettorale “incarognita”.
Fare un passo indietro è indispensabile, se non si vuole che tutto degeneri da barbarie nella lotta politica a barbarie nella vita civile, come Carlo segnala e come nel mio articolo citavo riferendomi alle “discussioni” nei siti e nella comunità virtuale di Facebook. Il tenore di odio e il grado di livore raggiunti in queste ultime settimane è incredibile. La responsabilità è, certamente, di chi si fa trascinare nella spirale di animosità, ma la colpa maggiore, davvero senza attenuanti, è degli istigatori all’odio.
Quotidiani una volta rispettabili pubblicano irrilevanti pettegolezzi ascoltati da dietro le porte, riferiscono scene viste dal buco della serratura, delusi dall’innocenza delle cose viste ma pronti a giurare che comunque il marcio, prima o dopo quell’attività da guardoni, deve esserci stato. Niente del peggior ciarpame voyeuristico è stato risparmato per educare il pubblico all’odio e al racore. E a questo si è aggiunto, proprio nell’imminenza del voto, il frutto di una disperazione politica da cui si sono tirati fuori uomini della sinistra radicale, ma non il “moderato” Franceschini per non parlare dei forcaioli in servizio permanente effettivo.
Immagino, e comunque spero, che esaurito questo incarognimento pre elettorale, le centinaia di migliaia di persone istigate all’ostilità preconcetta si fermino a riflettere, prima che la violenza verbale degeneri. Spero proprio che lo facciano. Ma si potrà mai perdonare chi, uomo politico o giornalista, ha scatenato tanto rancore per rimediare a una pochezza di idee? Osservo con rammarico che a volte la stampa, alla cui libertà da uomo libero tengo come bene prezioso, abdica alla sua funzione di informazione e di formazione.